Falconeria

Anatomia e biologia

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Anatomia dei rapaci

Gli uccelli hanno bisogno di essere leggeri per volare. Pertanto, invece di denti "pesanti", gli uccelli hanno evoluto becchi leggeri splendidamente progettati che sono alimentati da mascelle forti.

Il rivestimento esterno di un becco (quello che vediamo) è fatto da strati di cheratina, una proteina strutturale come i capelli e le unghie umane. Come gruppo, i rapaci hanno becchi che sono curvi che terminano con una punta. Questa forma permette ai rapaci di mordere, strappare e talvolta uccidere la loro preda animale dopo averla catturata. Per rendere queste azioni ancora più forti, i rapaci, come tutti gli uccelli, hanno una mascella specializzata. Essa si incerniera alla base del becco permettendo all'uccello di sollevare la mascella superiore mantenendo la testa e la mascella inferiore ferme. Questo permette alla mascella di chiudersi più velocemente, il che fornisce potenza quando si morde e si strappa. Oltre ad essere curvo e tagliente, alcuni becchi di rapaci hanno ulteriori adattamenti specializzati. I falchi per esempio posseggono il cosiddetto “dente tomiale”, una sporgenza appuntita nel becco superiore con una tacca corrispondente nel becco inferiore. Quando un falco mette il collo di un uccello nella tacca e lo torce, può uccidere rapidamente la sua preda.

La parola “rapace” evoca subito alla mente l’immagine di artigli affilati. In effetti, il termine deriva dal latino “rapere” che significa "afferrare". Quando si guardano gli artigli di un rapace, quello che si vede è un rivestimento duro fatto di cheratina che protegge l'osso sottostante. Questa copertura, o guaina, è composta da strati di cheratina, una proteina strutturale simile alle unghie umane. In natura, i rapaci mantengono la lunghezza e la forma delle loro guaine degli artigli grazie alla normale usura quotidiana e all'esposizione all'umidità (umidità, pioggia, ecc.). Quando i rapaci sono sotto la cura dell'uomo, come nel caso della falconeria, necessitano di mantenere le loro guaine con una regolare rifinitura e limatura. Una caratteristica che distingue i rapaci da altri tipi di uccelli è che l'artiglio del secondo dito del piede è di lunghezza simile o superiore a quello del terzo dito. Per gli altri uccelli, l'"artiglio" del terzo dito è significativamente più lungo.

La dimensione e la forma degli artigli ci dicono molto sullo stile di caccia di un rapace e su cosa mangia. Falchi e aquile hanno grandi artigli spessi, specialmente sul primo e secondo dito, per assicurare grandi prede che si dimenano. I falchi hanno artigli relativamente corti e stretti perché spesso colpiscono la loro preda per stordirla prima di assicurarla e non necessitano di grandi artigli per farlo. I falchi pescatori hanno artigli lunghi e fortemente ricurvi che agiscono come ami da pesca per aiutarli a catturare e trattenere i pesci scivolosi. Inoltre, hanno un dito opponibile che può spostarsi in avanti o indietro a seconda della situazione e della migliore presa.

I rapaci hanno una potente visione binoculare, dove sia l'occhio destro che quello sinistro possono vedere e mettere a fuoco un singolo oggetto. Per i rapaci come i falchi e le aquile, gli occhi sono rivolti in avanti, al fino di garantire una perfetta visione binoculare, fondamentale per vedere un animale da preda in tre dimensioni e con un'accurata percezione della profondità.
Le iridi dei rapaci catturano spesso la nostra attenzione. Sono di varie tonalità di giallo e marrone, blu/grigio, arancione o rosso intenso. Il colore dell'iride è specie-specifico e, sorprendentemente, può variare con l'età. Per esempio, nel falco pescatore cambiano da rosso a giallo, nell’astore da giallo ad arancione a rosso, nel falco di palude da marrone a giallo. Alcune di queste transizioni avvengono nel primo anno, ma in altri casi occorrono più anni.

Nei falchi e nelle aquile, una caratteristica che si nota immediatamente è la loro cresta sopraorbitale, che è la proiezione ossea sopra l'occhio che fornisce supporto, protezione e un po' di ombra dal sole come la tesa di un cappello. Questo è ciò che dà a questi uccelli il loro aspetto "feroce". In aggiunta, per ridurre il riverbero del sole, molti falchi hanno strisce scure sotto gli occhi, “trucco” che utilizzano anche i giocatori di football americano.

Andando più in profondità, gli occhi dei rapaci sono appositamente progettati per fornire la vista acuta necessaria per catturare le prede. Prima di tutto, gli occhi dei rapaci sono grandi, arrivando a riempire circa 1/3 del volume cranico. Questo lascia poco spazio ai muscoli oculari per permettere i movimenti degli occhi e pertanto i rapaci devono girare tutta la testa per guardare intorno a loro. Infatti, gli occhi dei rapaci sono tenuti in posizione con un anello di osso chiamato anello sclerotico. Le retine dei falchi contengono molti coni, cellule fotorecettrici che assorbono i colori e producono immagini a colori nitide. Alcuni rapaci diurni hanno circa dodici volte più coni dei nostri occhi, aumentando fortemente l'acuità visiva.

Le tecniche di caccia

Come gruppo, i rapaci mostrano una straordinaria varietà di tecniche di caccia, legata strettamente alla diversa anatomia tra le varie specie in termini di dimensione e forma delle ali ed all’eco-etologia delle prede. I falconi, come il falco pellegrino (Falco peregrinus), il girfalco (Falco rusticolus), il lanario (Falco biarmicus) ed il sacro (Falco cherrug), cacciano ad alta velocità grazie a rapidissimi voli in picchiata. Il piccolo smeriglio (Falco columbarius) predilige invece l’inseguimento a bassa quota delle prede (soprattutto piccoli uccelli). Altri falchi, come il gheppio (Falco tinnunculus), il grillaio (Falco naumanni) e il falco cuculo (Falco vespertinus) sono in grado di effettuare un volo stazionario (il cosiddetto “spirito santo”) al fine di individuare le prede (piccoli vertebrati e grossi insetti come coleotteri e cavallette) per poi fiondarsi in picchiata sui loro obiettivi. Anche il maestoso biancone (Circaetus galliicus) è in grado di adottare la medesima tecnica per individuare i serpenti di cui è predatore selettivo. Lo sparviere (Accipiter nisus), artista del volo manovrato nei boschi, insegue i passeriformi rapidamente tra i rami con straordinaria agilità. Rapaci come la poiana (Buteo buteo) cercano le prede da posatoi dai quali l’uccello può visionare il terreno circostante con la sua visione a cannocchiale, dove può planare rapidamente per raccogliere la sua preda. Le albanelle, quali l’albanella reale (Circus cyaneus), l’albanella minore (Circus pygargus) e il falco di palude (Circus aeruginosus) sono invece abili “equilibristi”, in grado di planare a bassa quota con volo lento, sfruttando ogni piccola brezza, al fine di individuare le prede (passeriformi di canneto, anatre etc.). Simile è la tecnica dei nibbi, come il nibbio bruno (Milvus migrans) e il nibbio reale (Milvus milvus), che tuttavia mostrano un’indole più da “spazzino” che da veri e propri predatori. C’è chi è in grado di tuffarsi in acqua a grande velocità, protendendo in avanti gli artigli aperti e chiudendo le ali contro il corpo per agguantare pesci: è il caso del meraviglioso falco pescatore (Pandion haliaetus). Vi sono infine le aquile (Aquila chrysaetos), con il loro lento veleggiare ad alta quota, ma in grado di scendere repentinamente su grosse prede come marmotte o ungulati, e gli enormi avvoltoi come il grifone (Gyps fulvus), l’avvoltoio monaco (Aegypius monachus) e il gipeto (Gypaetus barbatus), dotati di un’elevatissima superficie alare (apertura fino a 3 m) in grado di sostenerli in aria per ore senza alcun battito d’ala, al fine di scandagliare vasti territori in cerca di carcasse.

Una delle viste più spettacolari nel mondo degli uccelli è la predazione di un falco pellegrino (Falco peregrinus). Il pellegrino si tuffa ripidamente verso il basso, con le ali parzialmente chiuse, a velocità che possono superare i 250 km/h. Si è pensato a lungo che i falchi e gli altri rapaci colpissero con i piedi stretti come un pugno. Grazie a riprese ad elevata frequenza, si è osservato come essi colpiscano le loro prede dall'alto con tutte e quattro le dita dei piedi completamente estese. La vittima del pellegrino viene spesso dilaniata dagli artigli del falco, producendo una pioggia di piume. Di solito la preda viene poi raccolta da terra, anche se occasionalmente il falco si china di nuovo e raccoglie l'uccello prima che cada a terra. I pellegrini usano anche altre modalità di caccia. A volte si tuffano oltre la loro preda e poi la catturano da sotto o semplicemente catturano un piccolo uccello dall'alto con i loro artigli. Possono anche occasionalmente volare a bassa quota come un'albanella, pattugliando per stanare le prede.

Le migrazioni

Nell’immaginario comune, i rapaci non vengono associati frequentemente alla migrazione. Eppure, la metà delle circa 320 specie di rapaci diurni esistenti al mondo compiono movimenti di tipo migratorio. In Europa si individuano due tipologie: la migrazione totale, che coinvolge tutti gli individui della popolazione, e la migrazione parziale, mediante la quale solo una porzione degli individui effettua spostamenti migratori. 

Diversamente dai Falconiformi, i quali utilizzano prevalentemente il volo battuto, quasi tutte le specie di Accipitriformi (aquile, poiane, albanelle etc.) impiegano il volo veleggiato sfruttando le correnti termiche grazie alla loro maggiore superficie alare. Guadagnando rapidamente quota e planando da una termica all’altra, questi uccelli coprono lunghe distanze con il minimo sforzo. Le correnti ascensionali si formano per differenze di temperatura dell’aria sulle terre emerse, mentre sono quasi completamente assenti sulle superfici d’acqua. Conseguentemente, in alcune località, possono essere osservate grandi quantità di questi uccelli concentrati in prossimità dei corpi d’acqua che agiscono come una barriera naturale, oppure a causa dell’attrazione verso catene montuose dove si formano le termiche migliori. Il Mar Mediterraneo rappresenta in tal senso una barriera difficile da superare per quelle specie che annualmente si spostano dai quartieri di nidificazione in Eurasia a quelli di svernamento nell’Africa subsahariana. Per questo motivo, gran parte del transito dei rapaci si concentra in 3 punti principali, corrispondenti alle aree dove il sorvolo del mare è minore o addirittura assente. La flyway occidentale passa dallo Stretto di Gibilterra, quella centrale attraverso lo Stretto di Messina e il Canale di Sicilia ed infine quella orientale dal Bosforo e dal Medioriente/Sinai/Mar Rosso. In queste zone, in ogni stagione migratoria si contano centinaia di migliaia di rapaci. 

L’orientamento dei rapaci, analogamente ad altri uccelli migratori, è dato da una componente innata e geneticamente “scritta”, tale per cui gli uccelli seguono spontaneamente le principali direttrici di volo, ed una componente appresa progressivamente nel corso dei numerosi viaggi migratori, durante i quali gli uccelli imparano la “geografia” delle flyway e riconoscono negli anni i medesimi landmarks (fiumi, coste, laghi, catene montuose).

Progetto finanziato a valere sui fondi – Legge 20 febbraio 2006, n. 77. “Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella “lista del patrimonio mondiale”, posti sotto la tutela dell’UNESCO”